mercoledì 26 dicembre 2007

Lo Stato e la mafia: stiamo facendo abbastanza?

Riflettevo sulla piaga mafia che affossa le potenzialità di un paese come l'Italia e le speranze di un popolo prodigioso come quello degli Italiani.
Diffama la nostra patria. Sputa sulla nostra reputazione. Uccide i nostri concittadini. Si infiltra nelle istituzioni, nell'economia, nella "buona società".
E lo fa con soldi SPORCHI, bagnati da sangue di uomini, donne e bambini, impolverati da cocaina sniffati dai nostri amici, figli e parenti, ricavati col ricatto a persone oneste, col pizzo fatto pagare a imprenditori che sudano e si spaccano la schiena lavorando, con l'estorsione perpetrata ai danni di chi cerca di opporre qualche resistenza.
Protetta da un'omertà che aleggia sulle persone coinvolte, al cui fianco manca un fondamentale alleato che si chiama Stato, regna quasi incontrastata su alcune regioni italiane.

Ultimamente però, a partire dall'arresto di Provenzano, sento che il clima è leggermente cambiato.

Si sente spesso notizia di arresti "importanti", che permettono di assicurare alla giustizia latitanti da anni ricercati dagli organi di pubblica sicurezza.

I media danno sempre più spazio a iniziative che nascono e crescono dalla gente comune, come Libera o E adesso Ammazzateci Tutti, senza dimenticare Addio Pizzo, che possono parlare e far conoscere le schifose azioni della mafia e che sensibilizzano .
Internet permette di fare rete più facilmente, di condividere informazioni e di organizzarsi in maniera più efficiente.

Insomma, qualcosa cambia. Anche nella mentalità delle persone che vivono in mezzo alla mafia e a quelle che credono di esserne lontani, ma che in realtà vi sono più vicino di quanto pensano.

Come sottolinea Don Ciotti, ricordiamoci che dietro ad ogni delitto, "dietro ad ogni omicidio, anche il più terribile commesso dalla mafia, c'è sempre il denaro", l'avidità insita in ogni uomo che si fa bestia.

Caro amico, pensi anche tu che qualcosa stia cambiando? E che stia cambiando "dal basso"?
E voi che ogni tanto capite su questo blog... Cosa pensate stia succedendo?

venerdì 21 dicembre 2007

I Sovranity Founds (o Fondi Sovrani): minaccia od opportunità?

Cito un interessante articolo del Sole 24 Ore del maggio 2007, che a distanza di 6 mesi è diventato quasi profetico; di seguito riporto le parti più interessanti per un ragionamento finale che vorrei condurre con il mio socio, e con chi di voi desiderasse condividere un'opinione.

Un_dollar_usLa globalizzazione che rafforza gli Stati
2 maggio 2007

[...]
I FONDI SOVRANI DI RICCHEZZA
Non è un fatto nuovo: molti Governi, soprattutto nei Paesi emergenti, stanno cercando modi più redditizi per investire le riserve valutarie in eccesso o i ricavi - tasse e royalties - generati dalle ricchezze naturali. Trasformano così queste risorse - valute, petrolio, minerali - in attività finanziarie. Evitano in questo modo di essere dipendenti da un solo mercato o quasi - quello del greggio o quello dei titoli di Stato americani - e nello stesso tempo utilizzano all'interno del Paese solo i fondi che l'economia può assorbire senza surriscaldarsi.

UNA LISTA MOLTO LUNGA

Sono circa 25 ormai i fondi sovrani di ricchezza nel mondo. Alcuni, come quello russo ancora oggi, sono gestiti in modo molto conservativo, altri sono invece da tempo più aggressivi. I più grandi, l'Adia degli Emirati arabi (875 miliardi di dollari) e la Gic di Singapore (330 miliardi) sono avvolti da totale segretezza: le loro esatte dimensioni sono ignote. [...]

COLPI DI STATO...
Impossibile però pensare che, con una massa di denaro di queste dimensioni, i Governi non li utilizzino anche per scopi politici, più o meno slegati da quelli strettamente economici che rappresentano solo un vincolo. Temasek (S.F. di Singapore, ndr), per esempio, è stata uno strumento fondamentale per lo sviluppo industriale di Singapore, un tempo un porto di pescatori. Oggi, proiettata all'estero e soprattutto in Asia - ha dato più volte l'impressione di essere il braccio finanziario dello Stato oltreconfine.
[...]

...E INTERFERENZE SULLE AZIENDE
Anche Oslo, in circostanze e con modalità completamente diverse, usa il suo fondo per scopi politici e per incidere quindi sulla gestione di alcune società. Il motivo economico c'è e non va sottovalutato: in investimenti di lunghissimo periodo, anche il minimo rischio - quelli causati dai presunti o reali abusi di Wal-Mart sui dipendenti, o dai danni ambientali della Drd Gold - può assumere in prospettiva un peso enorme. Con l'evoluzione della giurisprudenza, queste aziende potrebbero per esempio essere condannate a enormi risarcimenti.
Il Fondo, gestito dalla Banca centrale, fa quindi moral suasion sulle aziende, partecipa alle assemblea, si schiera spesso contro il management, e sempre in nome di una corretta corporate governance. Alcune imprese, come la stessa Wal Mart e l'italiana Finmeccanica - ma questo avviene anche in fondi privati - sono poi escluse dagli investimenti. Anche in questo caso non mancano né iniziative né ricadute strettamente politiche: il Fondo di Oslo esclude così le aziende impegnate nell'industria militare nucleari mentre la pubblica esclusione di Wal Mart ha scatenato la protesta vivace dell'Amministrazione di Washington.

MOSCA, PECHINO, TOKYO
Cosa accadrà ora con Mosca? La Russia non ha nascosto di voler usare le sue risorse economiche - il gas innanzitutto - per scopi strettamente politici, e non in una logica di puro mercato. Il Paese non è né democratico come la Norvegia, né piccolo come Singapore. Qualche timore è giusto averlo, anche se le dimensioni del fondo sono limitate.
Non è così in altri casi: alcuni fondi esistenti sono enormi, altri, di dimensioni notevoli, nascono per imitazione. La Cina ha appena creato il proprio "veicolo finanziario", la Hueijing, da 300 miliardi di dollari, che crescerà di 200 miliardi di dollari o più all'anno; la Kic coreana sarà presto allargata, forse a 100 miliardi; e il Giappone - forte di 900 miliardi di riserve valutarie - potrebbe presto affiancarsi con un proprio fondo o società specializzata.

«La mia stima di massima - spiega Stephen Jen di Morgan Stanley, che segue il fenomeno con particolare attenzione - è che questi Fondi sovrani di ricchezza hanno ora attività per 2.300 miliardi di dollari e che cresceranno di 500 miliardi l'anno». Pochi sono nelle mani di Governi democratici.

PASSAGGI DI POTERE
È da queste considerazioni che Jen avanza tre ipotesi importanti sullo sviluppo del sistema politico e finanziario mondiale. La globalizzazione, spiega, sta ora sviluppando un passaggio di poteri, soprattutto dal privato al pubblico. «In aggiunta a un trasferimento geografico di poteri da uno sistema unipolare centrato sull'egemonia degli Stati Uniti a un sistema multipolare - spiega - la globalizzazione sta anche portando a trasferimenti di potere economico in altre direzioni: dal privato al pubblico, dal lavoro al capitale e dai prodotti industriali a quelli finanziari».

VERSO IL PROTEZIONISMO FINANZIARIO?
I rischi di questo nuovo ruolo degli Stati sono tanti. Il maggiore è sicuramente nella scarsa trasparenza della maggior parte di questi fondi, che potrebbero anche diventare fonti di instabilità finanziaria: le loro dimensioni sono tali da trasformarli in fattori determinanti sull'andamento dei mercati. L'altro pericolo - ed è un rischio per le innegabili tensioni politiche che crea - è quello del protezionismo finanziario.
Episodi come quello della Dubai Port che tenta di acquisire i moli di New York e viene respinta potrebbero moltiplicarsi. «La trasformazioni di queste banche centrali esteri da creditori a proprietari potrebbe generare - conclude Jen - reazioni politiche non solo negli Stati Uniti, ma anche in Australia, in Canada e in altri Paesi che offrono attività finanziaria che queste nazioni ricche di riserve trovano desiderabili».



I Sovranity Found sono una minaccia e un'opportunità? Solo una delle due?
Cosa ne pensi Henry?
E voi?
A mio parere bisogna fare grande attenzione alla destinazione che viene fatta del capitale di questi fondi.
Come evidenziato, le dimensioni di questi fondi sono tali che si corre il rischio che i Sovranity Founds vadano ad influenzare l'aspetto politico inevitabilmente legato all'economia di un Paese.
Recentemente, a seguito della crisi dei mutui subprime, in alcune grandi e storiche banche d'affari sono entrati Fondi Sovrani:


(ANSA) - ROMA, 19 DIC - Il fondo sovrano China Investment con un investimento di cinque miliardi di dollari è destinato ad entrare in Morgan Stanley, una delle maggiori banche statunitensi, con una partecipazione di poco meno del 10%, circa il 9,9%.

Cito da il Giornale:

(IL GIORNALE) - MILANO, 11 DIC - Incamminandosi su una strada simile a quella che ha portato gli emiri di Abu Dhabi al 5% di Citigroup in cambio di un investimento da 7,5 miliardi di dollari, il presidente (di Ubs, ndr) Marcel Ospel ha infatti deciso di tamponare il patrimonio del gruppo elvetico emettendo bond convertibili. Questi titoli saranno sottoscritti dal fondo sovrano di Singapore e, con ogni probabilità, dal governo dell’Oman: una volta che il cerchio sarà chiuso Ubs otterrà 11,5 miliardi di dollari di mezzi freschi.

Insomma... C'è da preoccuparsi?

domenica 16 dicembre 2007

Considerazioni sparse

Ciao lettori!

Nuovi inchini al nostro blogger esperto, che mantiene a galla il nostro bellerrimo blog mentre il sottoscritto si dedica a delineare sconclusionati interventi.

Volevo lanciarmi solo in un paio di ragionamenti sparsi.
Veniamo da uno sciopero selvaggio dell'autotrasporto, e l'altro ieri le sigle sindacali che fanno riferimento all'Alitalia minacciano di bloccare la nostra moribonda compagnia di Bandiera con uno sciopero durante le Feste senza il rispetto di alcuna garanzia.

Il Governo, dal canto suo, fa (e farà) l'indifferente sulle prime poi, spinto dalle necessità, scenderà a patti. Dunque, a che pro tutto questo? Perché non mediare subito ed evitare disagi? L'unica ragione che mi viene in mente è che tirare la trattativa per le lunghe potrebbe avvantaggiare una parte, per esempio lo Stato. A quanto pare, però, finora ad uscirne con le ossa rotte è stato proprio il Governo (e i cittadini), mentre i sindacati hanno tenuto il coltello dalla parte del manico, forti dei problemi causati.
E' equo? E' costituzionale che una categoria danneggi altri per i suoi interessi?


P.S.
Almeno si è visto che la Fiat lavora Just in Time. Un giorno senza scorte, e si sono fermati tutti gli stabilimenti. E' appagante vedere realizzarsi ciò che si studia.


Henry

sabato 15 dicembre 2007

American are NOT stupid

Questo video è divertentissimo.
D'altronde fa però riflettere sul problema della cultura in USA, e di conseguenza nel resto dei paesi sviluppati.
Mi piacerebbe sapere se anche in Italia c'è un problema di cultura generale (ed "elementare") simile a quello americano, oppure se siamo "messi meglio".

Chissà che a qualcuno non venga in mente l'idea di prendere una fotocamera digitale, scendere in strada per un pomeriggio e fare qualche semplice domanda.

Chissà che non lo faccia io... =)

PS se il video vi è piaciuto c'è anche British are NOT stupid; eccolo qui:



Via | Monty
Technorati Tag: ,,,

lunedì 10 dicembre 2007

Fisco: +44,5% Incassi Cartelle In 10 Mesi, +49,1% Da Iva

ANSA - ROMA, 10 DIC - Crescono del 44,5% gli incassi fiscali legati all'invio di cartelle esattoriali da parte del fisco. Nei primi 10 mesi dell'anno gli incassi sono cresciuti di 871 milioni, arrivando a quota 2.828 milioni. E' quanto emerge dal bollettino delle Entrate Tributaria del Dipartimento Politiche Fiscali del ministero dell'Economia e delle Finanze.
Crescita di tutto rispetto per gli incassi relativi all'Iva: +49,1%, mentre per il totale delle imposte indirette l'aumento é del 48,2%. L'incasso da ruolo per le imposte dirette è invece cresciuto nel periodo del 41,9%, rispetto ai primi dieci mesi del 2006.
Fonte


Che ne dite?

Saranno gli studi di settore, l'economia che cresce o l'italiano che diventa più onesto? ;O)

venerdì 7 dicembre 2007

Mutui: come sta il vecchio mondo?

Guardate questa tabella:

tipi di mutui UE
Fonte: FRIM di PR

Sto osservando come l'Italia sia al quart'ultimo posto come numero di mutui a tasso fisso in Europa. In compagnia abbiamo Grecia, Spagna e Portogallo.
Prima riflessione: sono tutti paesi del sud europa. Può esserci qualche correlazione in questo dato?

Riflettendo sulla tipologia del tasso di interesse nei mutui concessi, mi chiedo come mai l'Italia (parlo solo di questa oggi) abbia un così forte pronunciamento verso il tasso variabile. 

Per rispondere a questa domanda penso sia doveroso chiedersi quale è il ruolo della banca nel sistema sociale.
E' innegabile che essa svolga una funzione di primaria importanza.
Pensiamo, ad esempio, all'atto di acquisto della prima casa: la banca è un passo fondamentale che viene sempre percorso per poter comprare la propria abitazione.
Difficilmente non ci si rivolge alla banca quando si compie un'operazione di questo tipo.

Il significato sociale della banca si potrebbe esprimere nel compito di consigliare e accompagnare ed aiutare il cliente nelle sue decisioni di vita, sia per quel che riguarda l'amministrazione del proprio patrimonio, sia per quel che riguarda la concessione di prestiti per acquistare beni.

Proprio per questo ruolo sociale di così grande importanza, il sistema si svilisce quando scandali come Parmalat, Cirio (per citare casi italiani) e il problema dei mutui subprime sottolineano la presenza di storture nel sistema.

Per quel che riguarda i mutui viene spontaneo domandare come mai durante gli anni in cui i tassi erano ai minimi storici (2%) venivano concessi mutui a tasso variabile. Per esperienza personale, so che in alcuni luoghi la stragrande maggioranza dei mutui concessi nel 2005-2006 è stato a tasso variabile, e questi venivano consigliati a.

Con un tasso fisso così basso sarebbe stato più prudente consigliare mutui a tasso fisso; un pò più cari forse, ma con la sicurezza di avere una rata fissa qualunque siano in futuro le condizioni di mercato.
Qualcuno controbatterà: "Ma le banche fanno i mutui a tasso variabile con i CAP"; bene, cosa è il CAP?

CAP = Capped Rate
È un prodotto venduto in caso di mutuo tasso variabile con il quale si delimita un tasso massimo oltre il quale il cliente non corrisponde interessi alla banca. Per il cliente un modo di tutelarsi nel caso di innalzamento dei tassi; stabilito per esempio un tasso massimo del 7%, se i tassi dovessero salire oltre questa soglia, il cliente riconoscerà alla banca interessi sino al massimo concordato (appunto il 7%).
Fonte

Problema: la soglia del CAP. Se è troppo alta, questa non servirà a proteggere il cliente dal rialzo dei tassi (che al livello del 2% poteva essere abbastanza prevedibile dagli analisti finanziari più inesperti). Se troppo bassa, diventa controproducente (giustamente) per la banca.

L'immagine del sistema bancario, è inutile girarci attorno, è svilita, dannosa e in pessima considerazione.

Chi può dire di avere piena fiducia nel sistema bancario?

Nel sistema italiano è molto più importante il rapporto instaurato con le persone che si trovano all'interno della filiale che la fiducia nel brand e nella istituzione bancaria.
Da qualche tempo si sta tentando di "arginare" questo fenomeno, che è giudicato dannoso per l'azienda, fancedo girare i dipendenti a velocità che lasciano disorientati i clienti. Questa è una cosa voluta: se il dipendente passa ad un altro istituto di credito (e capita più di frequente di quanto non si creda) si porta con se il cliente fedele e tutto il suo patrimonio.
Il che è un problema relativo se il cliente ha qualche migliaio di euro, ma è ben peggiore se aggiungiamo qualche zero.

Penso che l'ABI dovrebbe occuparsi maggiormente della trasparenza, dell'onestà e dell'integrità dell'operato dei propri associati, stimolando una sana concorrenza e punendo duramente le banche che trasgrediscono a queste linee guida.

I rami secchi vanno potati subito (o quantomeno, fatti rifiorire).

Tiziano

mercoledì 5 dicembre 2007

I mutui in Italia: "colpa" delle banche o carenza di cultura finanziaria dei clienti?

Sto preparando un post con una riflessione sulla situazione italiana per quel che riguarda i mutui.
Ho trovato sul Blog del FRIM di Parma (laura specialistica in Finanza e Risk Management) delle interessanti slides di una lezione finanziaria che abbraccia principalmente l'argomento dei mutui subprime che toccano questo argomento.

Nell'attesa del post... Voi che ne pensate?
Avete conoscenti che hanno problemi con i mutui a tasso variabile?
Quale è la vostra opinione?

Ci sono famiglie che non se la passano per niente bene in questo momento, spesso a causa dell'aumento della rata mensile del mutuo; l'argomento è delicato.

Soprattutto... Cosa ne pensa il mio "compagno di viaggio" Henry? =)

venerdì 30 novembre 2007

L'Altalena s'è fermata a mezz'aria...

Buonasera a tutti i nostri affezionati lettori!

Torno dopo una lunga assenza per lanciare un paio di considerazioni nate in seguito ai recenti studi di marketing nonchè al caso Alixir presentato da Tiziano.

Cominciamo dando una pennellata di sfondo: non è una novità, e l'abbiamo detto anche in post precedenti, che l'economia italiana non navighi nell'oro.
Eppure, si assiste ad una proliferazione di prodotti cosiddetti "premium price", vale a dire dal prezzo superiore alla media di mercato: Alixir è l'esempio più lampante ma, giusto per restare all'agroalimentare, mi viene in mente ParmaReggio, lo stagionato trenta mesi la cui pubblicità ultimamente ci bombarda (con un sorcio che tra l'altro parla un dialetto indegno e assolutamente NON identificabile con quello parmense o reggiano), oppure ancora certi tipi di sughi, e così via.

Ora, come spiegare questa apparente contraddizione?

La ragione risiede essenzialmente nella cosiddetta polarizzazione dei redditi: in altre parole, la ricchezza nazionale si sta concentrando sempre più presso una quota relativamente ristretta della popolazione, vale a dire il quintile (il 20%, ok, potete insultarmi :P) più abbiente.
Ciò fa sì che, da un lato, prodotti di alta qualità ed alto prezzo abbiano effettivamente un mercato (si parla di tassi di crescita a due cifre) e, dall'altro, produzioni convenienti o di primo prezzo vadano a ruba. Il tutto completato da una flessione abbastanza sensibile nei prodotti, diciamo così, medi.
A quanto pare la parola d'ordine "segmentazione" sta dando i suoi frutti, ed oggi come oggi un prodotto di massa ed indifferenziato ha sicuramente più difficoltà che in passato.

Quanto detto può servire da trampolino di lancio per un'ultima considerazione, che chiude il cerchio e al contempo lo spiega: perché il reddito si sta polarizzando?
Le ragioni sono, al solito, molteplici, ma riconducibili ad un'evoluzione di fondo: le competenze e capacità della forza lavoro italiana, oggi, non sono più così adeguate ai nuovi paradigmi produttivi, come lo erano solo venti o trent'anni fa.

Se le fabbriche del mondo non stanno più in Occidente, un'economia basata essenzialmente sulla trasformazione ha difficoltà ad adattarsi ed a sviluppare nuove capacità.
Dal canto loro, quelle fette di società che sono in grado di svolgere mansioni apprezzate e remunerate (i professionisti, tanto per lanciare un sasso nello stagno. Sì, proprio i tipici guidatori di SUV, ammesso che il verbo "guidare" sia più adeguato di "timonare") hanno soldini a palate.

E i premium price vendono come il pane. Anzi, ultimamente, forse di più.

Ciao belli!
Henry

martedì 20 novembre 2007

MSN Messenger non chiuderà MAI: lo volete capire?


Scusate lo sfogo, ma continuo a ricevere quotidianamento catene di Sant'Antonio di questo tipo:


SCUSATE PER L'INT ERRUZIONE PERO' MSN NON ESISTERA' PIU' PERCHE' MOLTE>> PERSONE HANNO TROPPI ACCOUNT MSN E NOI ABBIAMOSOLTANTO ALTRI 578 POSTI LIBERI.> SE VUOI CHE CHIUDIAMO IL TUO ACCOUNT NON MANDARE QUESTO MESSAGGIO MA SE VUOI CONSERVARLO ALLORA MANDA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI TUOICONTATTI.> NON E' UNOSCHERZO MANDALO, GRAZIE.> PER USARE MSN E HOTMAIL, DALL'INVERNO 2008 BISOGNERA' PAGARE (ANCHE SE LI USI DA TEMPO) MA SE INVII QUESTO MESSAGGIO A 18 CONTATTI DIVERSI IL TUO OMINO DI MSN DA VERDE DIVENTERA' BLU E CIO' SIGNIFICA CHE PER TE SARA' GRATIS.> SE NON CI CREDI VAI A> http://www.beppegrillo.it/2007/10/la_legge_levipr.html E GUARDA.> NON INVIARE LO STESSO MESSAGGIO COPIALO E INCOLLALO IN UNO NUOVO IN MODO CHE LE PERSONE POSSANO LEGGERLO> GRAZIE>>>


Questa volta il messaggio contiene un link a Beppe Grillo per giustificare le erronee affermazioni contenute nel corpo della mail.

Anzitutto specifichiamo che spesso MSN e Messenger sono usati come sinonimi.
Veniamo ora a spiegare in modo abbastanza semplice perchè Messenger non chiuderà MAI i battenti.

pubb msnMessenger genera ricavi grazie alla massa critica dei suoi utenti. Sono sicuro che la maggior parte dei teenager sbadati non ha mai capito che il banner sulla parte inferiore della finestra principale di MSN è pubblicità.
Gli inserzionisti pagano MSN per poter pubblicare i loro annunci sugli oltre 280.000.000 (milioni si, milioni) di utenti che Messenger serve.
Ad ogni clic, od ogni volta che a seguito dell'attivazione del banner viene eseguita una determinata azione (compilare un form, lasciare il proprio indirizzo email, iscriversi a un servizio, ecc) MSN viene ulteriormente ricompensata.
Esattamente secondo i canonici meccanismi dell'Adv online (obv mi permetto di fare delle congetture sul funzionamento del sistema di Adv di MSN).
Il modello di Business dell'IM di MSN (preciso che sto parlando di Messenger e non dell'intero sistema di MSN e di Live) basato sulla pubblicità, la sua redditività salirà proporzionalmente al numero di utenti che usano Messenger.
pubb msn 2 Quindi, e questo lo scrivo per i teenagers che usano Messenger, state tranquilli che non chiuderà improvvisamente i battenti per mancanza di "spazio".
La sua forza, la sua redditività siete voi!
Capito??? =D

Faccio un ulteriore appunto: a meno di incorrere in scandali di proporzioni mostruose, sanzioni inimmaginabili e multe altrettando mastodontiche, esponendosi a rischio di processi penali per risarcimenti senza precedenti e senza contare la perdita di credibilità e di immagine che ne sarebbe naturale conseguenza, non è possibile controllare il contenuto delle singole mail mandate per vedere se ho davvero il messaggio è stato inviato a 18 contatti diversi.

Cari ragazzi, usate i blog e la rete anche per informavi, ma ancora prima, ragionate con la vostra testa! =)

Un ex (ma mica tanto) teenager.


Technorati Tag: ,,,,,,,,,

PS: crossposted da Web Era

Cereali, petrolio ed economia: voi dite la vostra ch'io ho detto la mia!

Ciao!

Allora rispondo un po' in ordine sparso ai numerosi interventi del mio socio, che a quanto pare ama ammaestrare le genti seduto su questa comoda poltrona.

Euro/Dollaro:
sì, l'euro si sta sempre di più apprezzando, soprattutto per via dell'indebolimento del dollaro. A mio modo di vedere la ragione è da ricercare nella volontà, da parte degli USA, di ridare fiato alla loro sbilenca bilancia commerciale, che registra passivi da urlo: una moneta più debole, infatti, disincentiva l'import e stimola l'export.
E' possibile inoltre che in certe parti del mondo cominci a balenare l'idea di diversificare le riserve, iniettando un po' di Euro in mezzo a tanti biglietti verdi. Dal momento che la moneta è una merce, una maggior domanda di euro porta a quotazioni più elevate.


Materie prime e fonti energetiche:
il petrolio non finirà domani mattina. Diventerà sempre più costoso estrarlo, ma non dovremo fare improvvisamente i conti con un black-out generale. Sarà necessario orientarsi per tempo su nuove fonti energetiche, sia per il reparto civile/industriale che per il settore dei trasporti. In particolare, prediligerei da una parte il nucleare di terza generazione, dall'altra i biocarburanti. Sempre nell'ottica di una riconversione nel lungo periodo.
Appena potrò, posterò comunque dati più approfonditi sulle fonti energetiche economicamente sfruttabili.

Alixir, infine:
Marketing. Un sacco e una sporta di Marketing. La Barilla ha segmentato per bene il mercato, ha identificato i consumatori attenti a qualità e benessere, ed ha loro propinato la soluzione di nero vestita. Funzionerà?

Henry

domenica 18 novembre 2007

Alixir: esperienza di acquisto

DSCN1183DSCN1173Oggi sono andato in un supermercato ed ho visto un espositore di una nuova marca di prodotti: Alixir.

Dato che se ne era parlato a lezione in università ho deciso di provarla.

Per un prezzo di 2.90 € ho portato a casa 300 g di biscottini ai cereali (che vedete nella foto).

Alixir è una nuova marca di Barilla, molto particolare ed un pò azzardata, se vogliamo; una sorta di scommessa che l'azienda di Parma tenta in un momento in cui si stanno affermando nuove tendenze.

Alixir punta proprio in questa direzione. Le tendenze di consumo si muovo sempre più verso la salute e il benessere della persona.

Questa nuova marca è una scommessa di Barilla.

Passiamo ad analizzare il prodotto, pensato come di alta gamma, ad alta qualità.

 

Packaging

DSCN1177Il packaging è ricercato. Come potete vedere dalla foto, è anzitutto di colore nero: interrompe la normale cromia degli scaffali rendendosi evidente; il nero è inoltre un colore tipico del lusso. La scelta del nero non è assolutamente casuale.

Inoltre non rappresenta il prodotto, non vi è alcuna immagine nel frontale della confezione, ma sono in evidenza la marca, lo slogan e il beneficio che il consumo del prodotto regala all'acquirente.

Sul retro della confezione sono ribaditi e spiegati meglio i benefici apportati con il consumo del prodotto. Intelligentemente, si spiega anche come come abbinare gli altri prodotti di Alixir a quello acquistato, per ottenere ulteriori e completi benefici.

 

Prova del Prodotto

DSCN1182Ho acquistato i biscotti ai cereali. All'olfatto aprendo la confezione si sente un piacevole odore di cereali. I biscotti sono tondi e leggeri, abbastanza sottili, ma non eccessivamente. Danno un'idea di "leggerezza".

All'assaggio si sente chiaramente la fragranza dei cereali e del biscotto. E' una piacevole esperienza.

Sul prodotto fisico ho però qualche critica da porre a Barilla. Anzitutto, a confronto con altri biscotti ai cereali di buona qualità non ho sentito una grande differenza. Il prodotto è certamente di una qualità superiore alla media, ma non come mi aspettavo.

Secondariamente, l'aspetto del biscotto è un pò anomalo. La scritta Alixir che campeggia su ogni biscotto li fa assomigliare alle pastiglie farmaceutiche di una volta. Un umile suggerimento?

Visto che ogni prodotto è caratterizzato da una funzione specifica, rappresentata da uno slogan, ovvero

 

1. Aiuta la salute del cuore

2. Aiuta a rinforzare le difese immunitarie

3. Rallenta l'invecchiamento cellulare

4. Migliora le funzioni intestinali

 

ed un simbolo specifico per ognuna di esse

alixir

 

potrebbe essere più affascinante, anche dal punto di vista emozionale oltre che da quello del "design", apporre il logo della funzione svolta sulla superficie del biscotto.

In questo caso quindi si utilizzerebbe il logo di Alixir Regularis.

Tralasciando le inevitabili battute che certuni personaggi che frequentano la mia facoltà potrebbero fare sulla funzione svolta dai biscotti ai cereali =) passiamo alle domande a voi:

 

  • Voi cosa pensate dei nuovi trend di consumo alimentare?
  • Avete mai provato Alixir? Come la giudicate?
  • Come vi sembra il packaging?
  • E la qualità de i prodotti è all'altezza di ciò che aspettavate?
  • Il rapporto qualità/prezzo come lo vedete?

 

Tiziano

 

PS per saperne di più vai su Alixir.

venerdì 16 novembre 2007

Perchè Wal-Mart non preoccupa l'Europa (per ora)

Walmart-791500Spesso si ha paura che Wal-Mart "invada" l'europa con i propri punti di vendita, rivoluzionando la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e prendendone il possesso.
Quando si parla di Wal-Mart si ha la percezione di un gigante che tutto può e che nulla, al contrario, ha il potere di fermare.
Queste paure in effetti non sono poi così infondate. Qualche dato su questa multinazionale:

Wal-Mart (WLM)

Prodotti - Discount, Supermercati, Ipermercati

Fatturato - 351,1 miliardi $ (2007)
Utile Netto - 11,3 miliardi $ (2007)
Dipendenti - 1.900.000 (2007)
Payoff:

  • Wal-Mart. Sempre i prezzi più bassi. Sempre. (U.S.A.)
  • Risparmia di più. sorridi di più.  (U.S.A.)
  • WE SELL FOR LESS every day!  (Canada)

Via|Wikipedia

Wal-Mart in effetti spaventa.
Però faccio notare una cosa che ai più è sfuggita (tra i più si mette anche il sottoscritto ovviamente).
Anzitutto, qual'è la forza di Wal-Mart?
Arriva Wal-Mart, cosa succede? In USA più o meno accade che Wal-Mart vende ad un prezzo minore di quello al quale il piccolo negozio o il piccolo supermercato di quartiere acquista la merce che vende ai consumatori. Per forza di cose, il piccolo è costretto a chiudere; questo in USA.
Il modello di business americano non si adatta però all'Italia o all'europa (con l'esclusione dell'Inghilterra che ha una mentalità simile a quella americana).
Le differenze culturali sono troppo accentuate e la cultura aziendale di Wal-Mart non si concilia con quella europea, impedendo di fatto lo sviluppo di un business nel vecchio mondo.

Ma non finisce qui.

Parlando dell'Italia, per esempio, vediamo che non "cozza" solo la cultura aziendale dell'impresa con lo stile di vita italiano, ma esistono problematiche di difficile risoluzione per le abitudini con Wal-Mart sviluppa la propria strategia d'impresa.
Per conquistare del mercato, un'azienda della GDO agirebbe in questo modo: apertura del Punto Di Vendita (PDV), promozione pubblicitaria martellante, sottocosto duraturo per 1-2 anni.
Nel breve periodo non si hanno ricavi o possono addirittura risultare delle perdite, ma la Quota di Mercato (QdM) aumenta fino a far diventare il PDV della GDO un monopolista (o semimonopolista) locale.
A quel punto rialza il prezzo e si recuperano le perdite con i profitti futuri garantiti dall'assenza di concorrenza.

wal_martIn Italia esiste una legge sul sottocosto, promulgata all'inizio degli anni '90 ('92 se non erro) in cui si stabiliscono regole per l'uso di questo strumento di business.
Ad esempio non si possono fare più di 3 sottocosto all'anno, di durata massima di 10 giorni caduno, a non meno di 20 giorni di distanza l'uno dall'altro, su non più di 50 referenze/codici di prodotto (ovverosia i prodotti in vendita).
Questo provvedimento impedisce a Wal-Mart di penetrare il mercato italiano (che inoltre è saturo e di difficile crescita) con il suo classico modello di business, che si basa sul proporre il prezzo più basso, escluse promozioni e svendite, durante tutto l'arco dell'anno.
Pensando alla descrizione della legge poco sopra, possiamo ben capire come mai Wal-Mart non rappresenti una "forte" minaccia alla GDO europea (escludo sempre l'U.K. in cui WM è presente con circa 350 PDV).

La mobilità in Italia è generata dalle promozioni e i sottocosto.
Diciamo che la promozione in generale è usata per generare traffico verso il proprio PDV e per cercare il cliente duraturo.
Questa "specie" di clientela (di tipo duraturo) è quella che i direttori di Marketing ricercano per la propria azienda: il cliente fedele. Ed è un animale molto diffuso in USA.

In Italia però c'è un diffuso fenomeno i cui attori sono chiamati Cherry Pickers:

Quella dei 'cherry pickers' che combattono la loro personalissima battaglia contro il carovita, è una categoria che gli uomini del marketing della grande distribuzione amabilmente detestano. Perché ipermercati e discount, supermercati e mini market, stanno spendendo come non mai in attività promozionali, pensate per conquistare il compratore in modo duraturo. I cani da tartufo del prezzo stracciato, infedeli all'ennesima potenza, sono una mina vagante.
Via | isinsardegna.it

E' difficile mantenere una clientela molto fedele, che non reagisca a promozioni ed offerte in un paese come il nostro, dove queste sono all'ordine del giorno.

L'italiano, insomma, è uno che al prezzo (battuta: quando non compra vestiti o scarpe), ci guarda.

Qual'è la vostra impressione?
Altra domanda: pensate che la componente qualitativa del servizio sia ancora fondamentale per quel che riguarda alcuni ambiti della GDO? (e.g. l'elettronica di consumo)
E infine: Wal-Mart può cambiare la nostra cultura con le sue (pressochè) immani risorse economiche?
 
Tiziano

martedì 13 novembre 2007

I segnali deboli

Un mio professore di Marketing (Prof. Daniele Fornari) spesso sottolinea l'importanza per un economista di possedere una capacità che giudica cruciale nel mondo di oggi.

Questa capacità è il saper capire i "segnali deboli" ed è su di essi che vorrei ragionare insieme al mio socio.

Quali sono i segnali che vedi in questo momento?
Cosa ne pensi dell'aumento generale dei prezzi delle materie prime, e soprattutto del petrolio?
E questo "supereuro" che corre nei confronti del dollaro?

Ci vorrà del tempo perchè il cambiamento delle condizioni attuali produca delle conseguenze, perchè l'effetto sulla materia prima si trasferisce tramite la filiera in modo non immediato.

Verranno toccati ed influenzati diversi interessi, e penso che quello che succederà sarà molto interessante.

Nuove materie prime per rimpiazzare quelle che hanno un costo insostenibile, nuovi prodotti innovativi e ottimizzati generati con l'uso di questi nuovi materiali, fonti di energia alternativa a quella basata sui combustibili fossili (in primis eolico e fotovoltaico), ecc.
Solo fantaeconomia?

Per quel che invece riguarda l'euro vorrei porre un piccolo interrogativo: sta diventando una moneta forte di per se o si sta apprezzando solo nei confronti del dollaro?
Di seguito ho raccolto 4 grafici che segnano l'andamento dell'euro nei confronti delle principali valute mondiali (fonte: ADB). Sterlina, dollaro e Yen per le principali economie di riferimento, Franco Svizzero per la "moneta rifugio". Manca la valuta cinese, che per ora non inserisco.

Euro Vs Dollaro USA
clicca per ingrandire

Grafici


Nell'ultimo anno l'euro ha avuto un andamento decisamente positivo verso il dollaro, un pò meno positivo nei confronti di Yen e Franco Svizzero, e sostanziamente stabile ma positivo (specialmente nell'ultimo periodo) verso la Sterlina.
Credo che l'euro stia costruendo le basi per diventare la nuova moneta di riferimento per gli scambi nell'economia mondiale.
Al contrario degli USA infatti, l'EU è molto più severa per quel che riguarda la gestione del debito pubblico, ed in particolare ha un'esposizione infinitamente minore.
Ne risulta, per questo ed altri fattori, una moneta più stabile, sicura ed affidabile.
C'è chi sostiene che la svalutazione del dollaro sia una cosa voluta per riuscire a contrastare l'economia cinese, proteggendo il sistema interno in USA e conquistando il mercato in Cina.

Voi che ne pensate?

Tiziano

giovedì 8 novembre 2007

"Un'Equità Sociale corretta, grazie"

Buonasera!

Sì, quanto sviluppato dal collega nell'analisi precedente è abbastanza condivisibile.
Approvo che lo Stato debba impegnarsi per fornire servizi di base alla popolazione, come per esempio la Sanità.
Sono meno d'accordo invece se si comincia a parlare di equità sociale, a meno che non si stabiliscano precisi limiti, ovvero: fino a che punto vogliamo (artificialmente) colmare un'inevitabile differenza di status tra diverse "classi" o "scaglioni"?

Limiti troppo elevati significano cercare di azzerare ogni scalino, con risultati poco piacevoli quali quelli riscontrati aldilà della Cortina.
Interventi scarsi o nulli equivalgono, d'altraparte, ad una società egoista, chiusa, instabile e piuttosto menefreghista.
Anche in questo campo, dunque, direi di adottare una buona via di mezzo: giusto quindi garantire servizi di base gratuiti e redistribuire parte del reddito, ma no a forme di egualitarismo. Prediligo una società libertaria, dove tutti abbiano la possibilità di dimostrare le proprie capacità e talenti, i migliori riescano ad emergere, senza un livellamento verso il basso, e in cui per tutti vigano le stesse regole di partenza. Di pari passo, è necessario garantire "reti di salvataggio" ed un equilibrato ed "ottimo" trasferimento a favore delle categorie più in difficoltà, specie tenuto conto del fatto, già sottolineato da Tiziano, che convogliare d'imperio risorse (attraverso imposte e successive erogazioni) può avere effetti positivi superiori a quelli negativi delle perdite secche.
Un rapido esempio vale la spiegazione:

supponiamo di privare un soggetto benestante di 10 € e fornirli ad un incapiente. L'utilità marginale della somma sarà molto superiore per quest'ultimo che per il primo. La perdita secca derivante dall'imposizione, pur presente, non inficierà il risultato.
Purtroppo, questo non è esplicabile con cifre e conti: dal punto di vista economico, c'è una perdita, non si discute. Da quello sociale probabilmente no, anzi.
Giusto bilanciare i due aspetti, dunque, non dimenticando che "punto di vista sociale" può spesso tradursi in semplice buonsenso, valutando l'utilità in senso lato (o come preferisco io, il "potenziale creativo di felicità") di ogni azione.

Ciaociao!

Henry

martedì 6 novembre 2007

Ciao Enzo


Oggi se ne è andato un altro gigante del giornalismo italiano e una grande persona.

Niente parole di commiato, un pensiero sincero è molto più importante.

Ciao Enzo.

sabato 3 novembre 2007

Una volta tagliata la torta... Come redistribuirla in modo che nessuno rimanga a digiuno?

Il mio compare non ha tutti i torti quando dice che diminuire la tassazione comporterebbe benefici più che proporzionali.
Ridurre la tassazione, però, presuppone la riduzione della spesa pubblica (o un aumento del debito, già escluso). E qui sta il cocente dilemma a cui mi riferivo nel mio precedente post.

Certo, operare una riduzione della tassazione causerebbe una diminuzione della perdita secca, generando effetti positivi.
Lo Stato però deve bilanciare gli effetti di una minore tassazione con lo scopo di equità sociale che deve accompagnare il suo operato.
Si badi bene che quando intendo equità sociale non mi riferisco in alcun modo al comunismo inteso nel più cieco dei suoi significati.
Per Equità Sociale intendo l'atto di assicurare i servizi di base a tutta la popolazione, indipendentemente dalla loro condizione economica individuale.
L'equità è uno status che in un paese sviluppato deve essere obbligatoriamente a fornito ai propri cittadini. Un esempio molto chiaro di equità sociale è la Sanità Pubblica.

In Europa è lo Stato a provvedere alla funzione della sanità, assicurando a tutti i cittadini la possibilità di ricevere cure senza dover pagare la prestazione ricevuta (mi riferisco soprattutto ad operazioni ed interventi che non si considerano "banali").

Nell'ultimo film di Michael Moore, Sicko, emerge chiaramente la differenza tra gli USA e l'Europa (o Canada, o Cuba, o altri paesi non sviluppati dove la Sanità è pubblica), in cui ci sono persone che pur di non andare in ospedale si medicano da sole (nel caso di ferite lievi) o che per pagarsi operazioni che danno la speranza di sopravvivere sono costrette ad indebitarsi e vendere i propri averi, casa compresa, trasferendosi nella casa dei figli.
Sono convinto che alcuni aspetti delle storie possano essere stati un pò esasperati, ma conosco persone che vivono (o hanno vissuto) in US e vi posso assicurare che è così.


Riprendendo il filo del discorso, a volte la perdita secca ha un effetto negativo minore rispetto all'effetto positivo creato dalla redistribuzione della ricchezza.

Credo che non si possa discutere sulla necessità di redistribuire il reddito.
Gli interrogativi che voglio ancora porre, anche per sentire le idee dei (pochi) visitatori che ci leggono, sono:

  • - quanto e a chi prelevare?
  • - a chi e come distribuire?
  • - Come calcolare e confrontare gli effetti negativi della perdita secca e quelli positivi della redistribuzione?

Mi sento ancora di aggiungere brevemente qualche parola.

In questi giorni ho sentito un esponente della Lega Nord (ed oggi l'On. Berlusconi) sostenere che le tasse sono il "prezzo" che il cittadino paga per ricevere in cambio dei servizi.
Questo ragionamento ha sicuramente una verità di fondo, ma non la vedrei in un senso così rigido.
Io credo che le tasse siano un mezzo per assicurare l'equità sociale, che va accompagnato ad una politica VERA ed al servizio del cittadino e non fine a se stessa.

Ha ragione il Min. Padoa Schioppa quando dice che le tasse sono bellissime. E sono anche giuste.


La Tassazione però è uno strumento di politica economica, e come tale non funziona se non vi è qualcuno che lo utilizza.
La responsabilità dell'uso che viene fatto di questo strumento ricade sul proprietario della mano che decide come utilizzarlo.

Sono sicuro che se la macchina statale funzionasse in modo efficiente (e sottolineo, efficiente!) vi sarebbero molti meno cittadini intenti a lamentarsi, per duplice motivo:

  • - Le tasse sarebbero minori;
  • - La qualità del servizio percepito sarebbe drasticamente maggiore;

Chissà cosa ne pensa l'amico che insieme a me siede su questa poltrona, e a quale in questo momento lascio il posto per commentare o rispondere con un altro post.

Tiziano

lunedì 29 ottobre 2007

Tagliare la corda o tagliare la spesa?

Ma ciao!

Dunque si parla di potere d'acquisto.
Ma come incrementarlo?

Direi di fare un passo indietro.
L'Italia si dibatte in due annosi problemi: l'abnorme debito pubblico da una parte, l'incapacità di ridurre la spesa (specie quella corrente, vale a dire non in conto capitale, in investimenti) dall'altra.
Date queste premesse, è facile capire come ridurre le imposte sia sempre stata un'impresa pressochè impossibile, nel nostro Paese.
Con quali soldi si sarebbe pagato il servizio sul debito (che non è propriamente un sacchetto di noccioline, ma una montagna di circa 80 miliardi l'anno)? Incrementando il debito stesso, forse?
Maastricht e ogni testo di macroeconomia lo sconsigliano vivamente.
Allo stesso modo, ammesso che un governo avesse abbastanza coraggio da abbassare le imposte unitamente alla spesa corrente, con ogni probabilità sarebbe falciato alla prima tornata amministrativa.

Eppure la riduzione della pressione fiscale potrebbe essere la soluzione che cercavamo, molto più efficente peraltro di un semplice processo di redistribuzione (almeno teorica) operato alzando le aliquote e poi pompando il potere d'acquisto col nuovo gettito a disposizione.
Infatti, la tassazione, sotto qualunque forma, genera perdita secca

"Una tassa provoca una perdita secca per la società, perché una quantità minore del bene è prodotta e consumata, rispetto al caso di assenza della tassa. "

Aumentare le tasse, quindi, genera danni.

Diminuirle, al contrario, comporta ritorni più che proporzionali!

A pensarci, la portata di questo semplice ragionamento è ampia.
Da una parte avremmo lo Stato che abbassando l'aliquota da x ad y su un imponibile Z, si ritroverebbe ad applicare automaticamente y su Z + ΔZ.
La società, d'altrocanto, produrrebbe di più e sborserebbe allo sceriffo di Nottingham una quota proporzionalmente inferiore.

Tutto molto bello, direte. Ma come coniugare questo alle considerazioni fatte all'inizio?

La mia risposta è semplice: con adeguati sacrifici.
E i sacrifici vanno soprattutto sotto il nome di "tagli alla spesa corrente", con tutte le conseguenze. Bando agli sprechi, dunque, ma anche a pretese anacronistiche o dettate da logiche politiche: non è dilapidando tesoretti che daremo un futuro a questa Nazione.


Henry


P.S.
Per un'esauriente spiegazione sul concetto di perdita secca, vedi qui.

sabato 27 ottobre 2007

Pressione fiscale e redistrizibuzione del reddito

In quali parti tagliare la torta?

Non si sbaglia quando si dice che 7 milioni e mezzo di famiglie sono "una risorsa a portata di mano".
Il problema è che queste milioni di persone esercitano già una domanda, chiedendo money a discapito del value.
La congiuntura attuale del mercato è un pò strana: i consumatori domandano money, ma in realtà chiedono value.
Questo si evidenzia nella distribuzione; per esempio sono fiorenti i negozietti specializzati che offrono prodotti freschi, come le rosticcerie, le pescherie, i negozi di ortofrutta. Nei PDV della grande distribuzione, gran parte del fatturato ora viene prodotto dalla vendita di merce "fresca", come verdura, frutta, carni.

In altri termini, c'è una richiesta di convenienza che potrebbe venire sostituita da una richiesta di valore se il potere di acquisto aumentasse.

Che sia questa massa enorme di persone a domandare money?

I consumi stagnano, i prezzi delle materie prime crescono, il malcontento popolare come si suol dire serpeggia (il fenomeno Grillo ma non solo), la politica italiana bloccata da una maggioranza che non mi vergogno a definire ridicola e che mantiene il Paese in una situazione di dannosa incertezza.

Arrivando al dunque, a mio parere la situazione non può essere risollevata dalla sola Politica o dalla sola Economia.
Sono necessari sforzi da entrambe le parti poichè le potenzialità, a mio avviso, ci sono.
C'è una grande domanda che, a causa delle condizioni economiche, viene evasa da prodotti a basso prezzo e basso valore aggiunto.
Un esempio emblematico sono i capi di vestiario di produzione cinese, notoriamente di qualità inferiore a quella italiana, che sono entrati negli armadi di gran parte dei cittadini italiani, o come l'espansione di catene come LIDL che puntano tutta la loro forza sul prezzo.

Quindi il nocciolo della questione dove si trova?

Torniamo a parlare di potere d'acquisto, che sembra essere il concetto chiave del ragionamento.
Il potere di acquisto dei lavoratori è dato dal loro stipendio.
Vi sono poi fattori accessori come eventuali rendite dal risparmio accumulato in precedenza o donazioni/eredità che al momento non considererei fondamentali per arrivare al punto della situazione in quanto privilegio di una esigua minoranza (presumo) di queste famiglie.

Come si può aumentare il potere di acquisto?

Una domanda con tante possibili risposte, le quali comportano sempre conseguenze.

Le proposte sono:

  • Diminuire la tassazione ai dipendenti
  • Diminuire i contributi che le imprese sono tenute a versare
  • Approntare misure di Welfare sociale per i più poveri
  • Incentivare le aziende a pagare meglio e di più i propri dipendenti
  • ...
  • Eccetera

Ci sono tante soluzioni da approntare.

Il problema, per non scontentare nessuno, è che andrebbero prese aumentando il debito pubblico per sovvenzionare questi interventi.

Visto che però (giustamente) non si può fare, cosa ne pensi?

Quale strada è meglio seguire?

Io una mezza idea di quello che farà la politica ce l'ho, ma voglio sentire il parere del mio socio.

mercoledì 24 ottobre 2007

Rieccomi!

Dopo aver ricevuto supporto e condivisione da parte del collega, posso ripartire!

La lunga e sconclusionata premessa del post precedente per dire una cosa: l'Italia è un'economia industrializzata? Sì? Bene, tale resta.

Assunto: produzione e ricchezza si basano sulla domanda.
Sette milioni e mezzo di famiglie povere sono sì una piaga, ma anche una sacca formidabile, una risorsa a portata di mano. La domanda potenziale di questi soggetti è talmente elevata da poter generare effetti estremamente rilevanti dal punto di vista produttivo.

D'altraparte, il fatto stesso che siano qualificate come povere significa che, se dotate di potere d'acquisto, con ogni probabilità lo spenderebbero per far fronte a bisogni più o meno pressanti.

Le parole in rosso rappresentano il problema.
E fin qui le banalità.
Tiziano, che proposte hai?


P.S.
Sì, ho notato anche io l'investitura plebiscitaria di Veltroni... ma dì un po', tu che sei bene informato, c'erano altri candidati???


Henry

lunedì 15 ottobre 2007

Walter Veltroni alla guida del PD: ed ora... Si deve correre per il Cittadino


Oggi 15 ottobre sappiamo che Walter Veltroni è diventato leader del PD.
Davvero ce ne accorgiamo solo oggi?
In realtà, senza nulla voler togliere alle oltre 3 milioni di persone che sono andate a votare domenica, non si è trattato di vere primarie, ma piuttosto di un'elezione diretta del Segretario Nazionale del PD, per puntualizzare.
Un bellissimo esercizio di democrazia, potremmo dire quasi naturale, in un paese in cui vige tale forma di governo e in un partito che ne fa proprio l'aggettivo.

Da questo PD allora è naturale aspettarsi il cambiamento della legge elettorale reintroducendo la preferenza diretta che il Cittadino da al candidato.
Se il candidato alla Segreteria è stato scelto in modo democratico tramite elezione, allora è giusto che anche il parlamento possa essere scelto tramite elezione diretta e che NON sia più nominato dai partiti.

Come cittadini italiani pretendiamo che ora il PD si impegni a reintrodurre la preferenza diretta nella legge elettorale, dopo averla usata con successo alle proprie primarie.

Magari potrebbero farlo promuovendo la Proposta di Legge Popolare sul Parlamento Pulito firmata da 320.000 persone in tutta Italia nel V-Day, l'8 settembre.

Sarebbe un segnale forte, importante di un cambiamento della politica finalmente al servizio del cittadino, scopando fuori dalla porta i condannati e gli istrioni attualmente presenti in parlamento.

Due piccioni con una legge.

Tiziano


PS: sull'articolo di Henry non posso che concordare, ricordando la crisi degli USA del '29 e poi dell' '87. In entrambi i casi ci sono stati dolorissimi periodi, anche di regressione, ma una volta che le infrastrutture ci sono, la capacità produttiva non può regredire se non per mancanza di materie prime, forza lavoro (che nei periodi di regressione non manca) o persistente domanda con un trend fortemente negativo.

giovedì 4 ottobre 2007

(Quasi) 8 milioni di baionette



Ciao,

La notizia che rimbomba oggi su TG e giornali è di quelle alle quali ormai si è assuefatti: la povertà in Italia è un fatto. L'Istat quantifica la piaga in 7 milioni e mezzo di famiglie. Un bell'esercito.

In questo post non ho però intenzione di lamentarmi, disegnare scenari apocalittici o vaticinare un irreversibile declino economico e sociale della nazione.
Al contrario, penso che per una volta potrebbe essere interessante ribaltare il problema, e trasformarlo in un'opportunità.

Come ben sappiamo, le difficoltà nelle quali si dibatte l'Italia sono dovute a parecchi fattori: debito pubblico, infrastrutture insufficienti e spesso da ammodernare, storture e strozzature dello sviluppo, limitato livello del sviluppo del Mezzogiorno, mafia e chi più ne ha più ne metta.
La globalizzazione, tuttavia, ha amplificato le nostre difficoltà, trascinandoci ad una velocità troppo elevata rispetto ai nostri tempi di reazione in un'arena ipercompetitiva.
Se la nostra economia boccheggia, il motivo è da ricercare soprattutto nella difficoltà che le nostre imprese riscontrano sui mercati internazionali. Scontiamo, in altre parole, un deficit di competitività.

Ora, una nazione sviluppata non può regredire. Può fermarsi, stagnare, subire crisi dolorose, ma una volta raggiunto lo status di paese industrializzato non è consentito tornare indietro, la natura stessa del tessuto produttivo lo impedisce.

Adesso però voglio tentare un esperimento: vediamo se il mio buon amico Tiziano è d'accordo con questa mia disamina o ritiene ci siano aggiunte e correzioni da apportare.
Prima di spingermi oltre voglio avere le spalle coperte! :P

Henry

domenica 23 settembre 2007

Responsabilità sociale

Ciao!
Come forse in pochi sapranno, oggi Marchionne, l'ad della Fiat nonchè artefice del rilancio di questa casa automobilistica, ha tenuto un intervento al convegno della rivista "L'Industria". Tema, il capitalismo e la responsabilità sociale d'impresa.

Dato che l'argomento mi affascina, colgo l'occasione per una riflessione.
A mio modo di vedere, l'impresa non è un semplice strumento nelle mani dell'imprenditore, ma qualcosa di ben più importante e pervasivo.
Un soggetto che, secondo la definizione che mi piace dare, ha come scopo sì il raggiungimento dei propri obiettivi in un'ottica di economicità con l'obiettivo di realizzare un profitto, ma che al contempo deve essere consapevole dei riverberi dei suoi atti su un vasto parco di stakeholders, interni ed esterni.

Ecco allora che coloro i quali hanno la possibilità di gestire un attore del genere, non possono farlo basandosi meramente sul loro punto di vista, ma devono sforzarsi di adottare una visuale d'insieme.
Potrebbe venire naturale a questo punto estendere il ragionamento e dire che quindi le decisioni della dirigenza non devono essere prese nel solo interesse dell'azienda ma anche dell'ambiente a lei interrelato.
Questo approccio è tuttavia una forzatura, in quanto il primo obiettivo deve comunque essere sempre la ricerca della maggiore redditività del capitale di rischio, pur entro definiti limiti.
Ciò di cui mi accontenterei, per ora, sarebbe di vedere una maggiore attenzione e consapevolezza da parte di una certa parte della classe imprenditoriale.

Lavoriate, date l'esempio... e basta SUV/SLK abbinati a delocalizzazioni...

Henry

venerdì 21 settembre 2007

Giovanni Sartori


Giovanni Sartori è un famoso politologo italiano.

Mi piace quello che dice, e soprattutto i suoi ragionamenti mai scontati e sempre arguti.
Inoltre ieri mi ha trasmesso un grande insegnamento: come ha detto da Santoro giovedì sera mentre parlava di Dell'Utri e Berlusconi, Sartori riceve un sacco di querele, ma si salva sempre perchè usa il "Probabilmente".

Idolo! =)

Vi regalo, prima di congedarmi, una sua citazione:

"L'unico modo di risolvere i problemi è di conoscerli, di sapere che ci sono. Il semplicismo li cancella e così li aggrava."

Tiziano

giovedì 20 settembre 2007

[Titolo]

Buonasera! Beh sì, si potrebbe pensare che il titolo lasci un po' a desiderare, ma dal momento che condensare un post di presentazione in una parola non è esattamente facile, vi lascio volentieri la libertà di sceglierlo.

Da questo balbettante incipit si capisce che io sono il novizio.
Anticipo subito, poi, che presumo l'aggettivo "conservatore" si riferisca a me. Beh, a dire il vero mi va un po' stretto, proprio come questa poltrona abusivamente occupata dal mio collega.

Stretto. Perchè? Beh perchè "conservare" presuppone un'attività noiosa, da scriba, adatta a personaggi che si rifugiano nel passato per paura del futuro.
Bleah.
Ovviamente, seguire la strada del progresso "selvaggio", della cieca apertura al nuovo, dell'andare avanti senza freni, è altrettanto deleterio.

In medium stat virtus, dunque? Sì, diciamo di sì. Camminiamo pure finchè vogliamo, ma stiamo attenti a non perdere il sentiero. E a non dimenticare in che direzione sta la nostra casa.

Saluti belli!
Henry

mercoledì 19 settembre 2007

Fastweb e Valentino Rossi


Fastweb ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria con Valentino Rossi come protagonista.
Nonostante la presunzione di innocenza che è garantita dalla legge, mi sembra poco etico proporre ai ragazzi e ai tifosi di Rossi prodotti reclamizzati durante un processo in corso, per di più se questo processo riguarda uno dei pilastri su cui si fonda la vita di uno Stato (tutti devono pagare le tasse) e che è stato clamorosamente aggirato.

Cosa fa scandalo?
Beh, che nel 2005 (se non erro) Rossi abbia dichiarato all'Agenzia delle Entrate solo 500 €.

Che... Vergogna. =\

Personalmente sono rimasto molto deluso dal suo comportamento.

E Fastweb che comportamento ha?
Io sono connesso con Alice, ma se avessi F cercherei un altro fornitore di servizi internet.

Tiziano