sabato 3 novembre 2007

Una volta tagliata la torta... Come redistribuirla in modo che nessuno rimanga a digiuno?

Il mio compare non ha tutti i torti quando dice che diminuire la tassazione comporterebbe benefici più che proporzionali.
Ridurre la tassazione, però, presuppone la riduzione della spesa pubblica (o un aumento del debito, già escluso). E qui sta il cocente dilemma a cui mi riferivo nel mio precedente post.

Certo, operare una riduzione della tassazione causerebbe una diminuzione della perdita secca, generando effetti positivi.
Lo Stato però deve bilanciare gli effetti di una minore tassazione con lo scopo di equità sociale che deve accompagnare il suo operato.
Si badi bene che quando intendo equità sociale non mi riferisco in alcun modo al comunismo inteso nel più cieco dei suoi significati.
Per Equità Sociale intendo l'atto di assicurare i servizi di base a tutta la popolazione, indipendentemente dalla loro condizione economica individuale.
L'equità è uno status che in un paese sviluppato deve essere obbligatoriamente a fornito ai propri cittadini. Un esempio molto chiaro di equità sociale è la Sanità Pubblica.

In Europa è lo Stato a provvedere alla funzione della sanità, assicurando a tutti i cittadini la possibilità di ricevere cure senza dover pagare la prestazione ricevuta (mi riferisco soprattutto ad operazioni ed interventi che non si considerano "banali").

Nell'ultimo film di Michael Moore, Sicko, emerge chiaramente la differenza tra gli USA e l'Europa (o Canada, o Cuba, o altri paesi non sviluppati dove la Sanità è pubblica), in cui ci sono persone che pur di non andare in ospedale si medicano da sole (nel caso di ferite lievi) o che per pagarsi operazioni che danno la speranza di sopravvivere sono costrette ad indebitarsi e vendere i propri averi, casa compresa, trasferendosi nella casa dei figli.
Sono convinto che alcuni aspetti delle storie possano essere stati un pò esasperati, ma conosco persone che vivono (o hanno vissuto) in US e vi posso assicurare che è così.


Riprendendo il filo del discorso, a volte la perdita secca ha un effetto negativo minore rispetto all'effetto positivo creato dalla redistribuzione della ricchezza.

Credo che non si possa discutere sulla necessità di redistribuire il reddito.
Gli interrogativi che voglio ancora porre, anche per sentire le idee dei (pochi) visitatori che ci leggono, sono:

  • - quanto e a chi prelevare?
  • - a chi e come distribuire?
  • - Come calcolare e confrontare gli effetti negativi della perdita secca e quelli positivi della redistribuzione?

Mi sento ancora di aggiungere brevemente qualche parola.

In questi giorni ho sentito un esponente della Lega Nord (ed oggi l'On. Berlusconi) sostenere che le tasse sono il "prezzo" che il cittadino paga per ricevere in cambio dei servizi.
Questo ragionamento ha sicuramente una verità di fondo, ma non la vedrei in un senso così rigido.
Io credo che le tasse siano un mezzo per assicurare l'equità sociale, che va accompagnato ad una politica VERA ed al servizio del cittadino e non fine a se stessa.

Ha ragione il Min. Padoa Schioppa quando dice che le tasse sono bellissime. E sono anche giuste.


La Tassazione però è uno strumento di politica economica, e come tale non funziona se non vi è qualcuno che lo utilizza.
La responsabilità dell'uso che viene fatto di questo strumento ricade sul proprietario della mano che decide come utilizzarlo.

Sono sicuro che se la macchina statale funzionasse in modo efficiente (e sottolineo, efficiente!) vi sarebbero molti meno cittadini intenti a lamentarsi, per duplice motivo:

  • - Le tasse sarebbero minori;
  • - La qualità del servizio percepito sarebbe drasticamente maggiore;

Chissà cosa ne pensa l'amico che insieme a me siede su questa poltrona, e a quale in questo momento lascio il posto per commentare o rispondere con un altro post.

Tiziano

1 commento:

Anonimo ha detto...

Paolo Scaroni se ne va da Enel con 10 milioni di euro, di 5 milioni di liquidazione. Inciampa in Mani pulite, per tangenti ai politici, patteggia la pena, va in Inghilterra torna in Italia con il governo Berlusconi che lo nimina all'Enel. Nei tre anni di gestione gestione le bollette salgono del 3,5%, le bollette più care d'Europa.
Le riconversioni promesse non sono state fatte.
Scaroni va all'Eni dove prende uno stipendio di 1 milione e mezzo di euro l'anno. Mincato aveva preso una liquidazione di 9 milioni e 600 euro.
Se Scaroni se ne va prenderà tre anni di stipendio

Giorgio Cimoli alle Ferrovie se ne va nel 2004 con 6 milioni e 700 mila euro di buona uscita. Lunardi lo manda in Alitalia. Prevede nel 2006 il pareggio. Dopo due anni Alitalia è al tracollo. 17 mila dipendenti in cassa integrazione a rotazione, finanziamentii pubblici per 7 miliardi di euro e perde 1 milioni di eruo al giorno. Per Prodi la situazione è fuori controllo. Quando Cimoli lascerà Alitalia se ne andrà con una buona uscita di 8 milioni di euro. Il consiglio nel 2005 gli ha raddoppiato lo stipendio, che passa a 2 milioni a 700 euro, 190 mila euro al mese. Sei volte l'amministratore di Air France e il triplo di quello di British Airwais.

Elio Catania si è dimesso con un risarcimento di circa 5 milioni di euro, prendeva poco meno di 2 milioni di euro all'anno. Doveva risanare le Ferrovie invece lascia con un buco di 1 miliardo e 600 milioni di euro.

Complimenti!!!
Dedicherei almeno 10 minuti di applausi a coloro che hanno permesso a questi personaggi di sperperare denaro pubblico e rovinare queste 3 grandi aziende italiane!