venerdì 30 novembre 2007

L'Altalena s'è fermata a mezz'aria...

Buonasera a tutti i nostri affezionati lettori!

Torno dopo una lunga assenza per lanciare un paio di considerazioni nate in seguito ai recenti studi di marketing nonchè al caso Alixir presentato da Tiziano.

Cominciamo dando una pennellata di sfondo: non è una novità, e l'abbiamo detto anche in post precedenti, che l'economia italiana non navighi nell'oro.
Eppure, si assiste ad una proliferazione di prodotti cosiddetti "premium price", vale a dire dal prezzo superiore alla media di mercato: Alixir è l'esempio più lampante ma, giusto per restare all'agroalimentare, mi viene in mente ParmaReggio, lo stagionato trenta mesi la cui pubblicità ultimamente ci bombarda (con un sorcio che tra l'altro parla un dialetto indegno e assolutamente NON identificabile con quello parmense o reggiano), oppure ancora certi tipi di sughi, e così via.

Ora, come spiegare questa apparente contraddizione?

La ragione risiede essenzialmente nella cosiddetta polarizzazione dei redditi: in altre parole, la ricchezza nazionale si sta concentrando sempre più presso una quota relativamente ristretta della popolazione, vale a dire il quintile (il 20%, ok, potete insultarmi :P) più abbiente.
Ciò fa sì che, da un lato, prodotti di alta qualità ed alto prezzo abbiano effettivamente un mercato (si parla di tassi di crescita a due cifre) e, dall'altro, produzioni convenienti o di primo prezzo vadano a ruba. Il tutto completato da una flessione abbastanza sensibile nei prodotti, diciamo così, medi.
A quanto pare la parola d'ordine "segmentazione" sta dando i suoi frutti, ed oggi come oggi un prodotto di massa ed indifferenziato ha sicuramente più difficoltà che in passato.

Quanto detto può servire da trampolino di lancio per un'ultima considerazione, che chiude il cerchio e al contempo lo spiega: perché il reddito si sta polarizzando?
Le ragioni sono, al solito, molteplici, ma riconducibili ad un'evoluzione di fondo: le competenze e capacità della forza lavoro italiana, oggi, non sono più così adeguate ai nuovi paradigmi produttivi, come lo erano solo venti o trent'anni fa.

Se le fabbriche del mondo non stanno più in Occidente, un'economia basata essenzialmente sulla trasformazione ha difficoltà ad adattarsi ed a sviluppare nuove capacità.
Dal canto loro, quelle fette di società che sono in grado di svolgere mansioni apprezzate e remunerate (i professionisti, tanto per lanciare un sasso nello stagno. Sì, proprio i tipici guidatori di SUV, ammesso che il verbo "guidare" sia più adeguato di "timonare") hanno soldini a palate.

E i premium price vendono come il pane. Anzi, ultimamente, forse di più.

Ciao belli!
Henry

martedì 20 novembre 2007

MSN Messenger non chiuderà MAI: lo volete capire?


Scusate lo sfogo, ma continuo a ricevere quotidianamento catene di Sant'Antonio di questo tipo:


SCUSATE PER L'INT ERRUZIONE PERO' MSN NON ESISTERA' PIU' PERCHE' MOLTE>> PERSONE HANNO TROPPI ACCOUNT MSN E NOI ABBIAMOSOLTANTO ALTRI 578 POSTI LIBERI.> SE VUOI CHE CHIUDIAMO IL TUO ACCOUNT NON MANDARE QUESTO MESSAGGIO MA SE VUOI CONSERVARLO ALLORA MANDA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI TUOICONTATTI.> NON E' UNOSCHERZO MANDALO, GRAZIE.> PER USARE MSN E HOTMAIL, DALL'INVERNO 2008 BISOGNERA' PAGARE (ANCHE SE LI USI DA TEMPO) MA SE INVII QUESTO MESSAGGIO A 18 CONTATTI DIVERSI IL TUO OMINO DI MSN DA VERDE DIVENTERA' BLU E CIO' SIGNIFICA CHE PER TE SARA' GRATIS.> SE NON CI CREDI VAI A> http://www.beppegrillo.it/2007/10/la_legge_levipr.html E GUARDA.> NON INVIARE LO STESSO MESSAGGIO COPIALO E INCOLLALO IN UNO NUOVO IN MODO CHE LE PERSONE POSSANO LEGGERLO> GRAZIE>>>


Questa volta il messaggio contiene un link a Beppe Grillo per giustificare le erronee affermazioni contenute nel corpo della mail.

Anzitutto specifichiamo che spesso MSN e Messenger sono usati come sinonimi.
Veniamo ora a spiegare in modo abbastanza semplice perchè Messenger non chiuderà MAI i battenti.

pubb msnMessenger genera ricavi grazie alla massa critica dei suoi utenti. Sono sicuro che la maggior parte dei teenager sbadati non ha mai capito che il banner sulla parte inferiore della finestra principale di MSN è pubblicità.
Gli inserzionisti pagano MSN per poter pubblicare i loro annunci sugli oltre 280.000.000 (milioni si, milioni) di utenti che Messenger serve.
Ad ogni clic, od ogni volta che a seguito dell'attivazione del banner viene eseguita una determinata azione (compilare un form, lasciare il proprio indirizzo email, iscriversi a un servizio, ecc) MSN viene ulteriormente ricompensata.
Esattamente secondo i canonici meccanismi dell'Adv online (obv mi permetto di fare delle congetture sul funzionamento del sistema di Adv di MSN).
Il modello di Business dell'IM di MSN (preciso che sto parlando di Messenger e non dell'intero sistema di MSN e di Live) basato sulla pubblicità, la sua redditività salirà proporzionalmente al numero di utenti che usano Messenger.
pubb msn 2 Quindi, e questo lo scrivo per i teenagers che usano Messenger, state tranquilli che non chiuderà improvvisamente i battenti per mancanza di "spazio".
La sua forza, la sua redditività siete voi!
Capito??? =D

Faccio un ulteriore appunto: a meno di incorrere in scandali di proporzioni mostruose, sanzioni inimmaginabili e multe altrettando mastodontiche, esponendosi a rischio di processi penali per risarcimenti senza precedenti e senza contare la perdita di credibilità e di immagine che ne sarebbe naturale conseguenza, non è possibile controllare il contenuto delle singole mail mandate per vedere se ho davvero il messaggio è stato inviato a 18 contatti diversi.

Cari ragazzi, usate i blog e la rete anche per informavi, ma ancora prima, ragionate con la vostra testa! =)

Un ex (ma mica tanto) teenager.


Technorati Tag: ,,,,,,,,,

PS: crossposted da Web Era

Cereali, petrolio ed economia: voi dite la vostra ch'io ho detto la mia!

Ciao!

Allora rispondo un po' in ordine sparso ai numerosi interventi del mio socio, che a quanto pare ama ammaestrare le genti seduto su questa comoda poltrona.

Euro/Dollaro:
sì, l'euro si sta sempre di più apprezzando, soprattutto per via dell'indebolimento del dollaro. A mio modo di vedere la ragione è da ricercare nella volontà, da parte degli USA, di ridare fiato alla loro sbilenca bilancia commerciale, che registra passivi da urlo: una moneta più debole, infatti, disincentiva l'import e stimola l'export.
E' possibile inoltre che in certe parti del mondo cominci a balenare l'idea di diversificare le riserve, iniettando un po' di Euro in mezzo a tanti biglietti verdi. Dal momento che la moneta è una merce, una maggior domanda di euro porta a quotazioni più elevate.


Materie prime e fonti energetiche:
il petrolio non finirà domani mattina. Diventerà sempre più costoso estrarlo, ma non dovremo fare improvvisamente i conti con un black-out generale. Sarà necessario orientarsi per tempo su nuove fonti energetiche, sia per il reparto civile/industriale che per il settore dei trasporti. In particolare, prediligerei da una parte il nucleare di terza generazione, dall'altra i biocarburanti. Sempre nell'ottica di una riconversione nel lungo periodo.
Appena potrò, posterò comunque dati più approfonditi sulle fonti energetiche economicamente sfruttabili.

Alixir, infine:
Marketing. Un sacco e una sporta di Marketing. La Barilla ha segmentato per bene il mercato, ha identificato i consumatori attenti a qualità e benessere, ed ha loro propinato la soluzione di nero vestita. Funzionerà?

Henry

domenica 18 novembre 2007

Alixir: esperienza di acquisto

DSCN1183DSCN1173Oggi sono andato in un supermercato ed ho visto un espositore di una nuova marca di prodotti: Alixir.

Dato che se ne era parlato a lezione in università ho deciso di provarla.

Per un prezzo di 2.90 € ho portato a casa 300 g di biscottini ai cereali (che vedete nella foto).

Alixir è una nuova marca di Barilla, molto particolare ed un pò azzardata, se vogliamo; una sorta di scommessa che l'azienda di Parma tenta in un momento in cui si stanno affermando nuove tendenze.

Alixir punta proprio in questa direzione. Le tendenze di consumo si muovo sempre più verso la salute e il benessere della persona.

Questa nuova marca è una scommessa di Barilla.

Passiamo ad analizzare il prodotto, pensato come di alta gamma, ad alta qualità.

 

Packaging

DSCN1177Il packaging è ricercato. Come potete vedere dalla foto, è anzitutto di colore nero: interrompe la normale cromia degli scaffali rendendosi evidente; il nero è inoltre un colore tipico del lusso. La scelta del nero non è assolutamente casuale.

Inoltre non rappresenta il prodotto, non vi è alcuna immagine nel frontale della confezione, ma sono in evidenza la marca, lo slogan e il beneficio che il consumo del prodotto regala all'acquirente.

Sul retro della confezione sono ribaditi e spiegati meglio i benefici apportati con il consumo del prodotto. Intelligentemente, si spiega anche come come abbinare gli altri prodotti di Alixir a quello acquistato, per ottenere ulteriori e completi benefici.

 

Prova del Prodotto

DSCN1182Ho acquistato i biscotti ai cereali. All'olfatto aprendo la confezione si sente un piacevole odore di cereali. I biscotti sono tondi e leggeri, abbastanza sottili, ma non eccessivamente. Danno un'idea di "leggerezza".

All'assaggio si sente chiaramente la fragranza dei cereali e del biscotto. E' una piacevole esperienza.

Sul prodotto fisico ho però qualche critica da porre a Barilla. Anzitutto, a confronto con altri biscotti ai cereali di buona qualità non ho sentito una grande differenza. Il prodotto è certamente di una qualità superiore alla media, ma non come mi aspettavo.

Secondariamente, l'aspetto del biscotto è un pò anomalo. La scritta Alixir che campeggia su ogni biscotto li fa assomigliare alle pastiglie farmaceutiche di una volta. Un umile suggerimento?

Visto che ogni prodotto è caratterizzato da una funzione specifica, rappresentata da uno slogan, ovvero

 

1. Aiuta la salute del cuore

2. Aiuta a rinforzare le difese immunitarie

3. Rallenta l'invecchiamento cellulare

4. Migliora le funzioni intestinali

 

ed un simbolo specifico per ognuna di esse

alixir

 

potrebbe essere più affascinante, anche dal punto di vista emozionale oltre che da quello del "design", apporre il logo della funzione svolta sulla superficie del biscotto.

In questo caso quindi si utilizzerebbe il logo di Alixir Regularis.

Tralasciando le inevitabili battute che certuni personaggi che frequentano la mia facoltà potrebbero fare sulla funzione svolta dai biscotti ai cereali =) passiamo alle domande a voi:

 

  • Voi cosa pensate dei nuovi trend di consumo alimentare?
  • Avete mai provato Alixir? Come la giudicate?
  • Come vi sembra il packaging?
  • E la qualità de i prodotti è all'altezza di ciò che aspettavate?
  • Il rapporto qualità/prezzo come lo vedete?

 

Tiziano

 

PS per saperne di più vai su Alixir.

venerdì 16 novembre 2007

Perchè Wal-Mart non preoccupa l'Europa (per ora)

Walmart-791500Spesso si ha paura che Wal-Mart "invada" l'europa con i propri punti di vendita, rivoluzionando la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e prendendone il possesso.
Quando si parla di Wal-Mart si ha la percezione di un gigante che tutto può e che nulla, al contrario, ha il potere di fermare.
Queste paure in effetti non sono poi così infondate. Qualche dato su questa multinazionale:

Wal-Mart (WLM)

Prodotti - Discount, Supermercati, Ipermercati

Fatturato - 351,1 miliardi $ (2007)
Utile Netto - 11,3 miliardi $ (2007)
Dipendenti - 1.900.000 (2007)
Payoff:

  • Wal-Mart. Sempre i prezzi più bassi. Sempre. (U.S.A.)
  • Risparmia di più. sorridi di più.  (U.S.A.)
  • WE SELL FOR LESS every day!  (Canada)

Via|Wikipedia

Wal-Mart in effetti spaventa.
Però faccio notare una cosa che ai più è sfuggita (tra i più si mette anche il sottoscritto ovviamente).
Anzitutto, qual'è la forza di Wal-Mart?
Arriva Wal-Mart, cosa succede? In USA più o meno accade che Wal-Mart vende ad un prezzo minore di quello al quale il piccolo negozio o il piccolo supermercato di quartiere acquista la merce che vende ai consumatori. Per forza di cose, il piccolo è costretto a chiudere; questo in USA.
Il modello di business americano non si adatta però all'Italia o all'europa (con l'esclusione dell'Inghilterra che ha una mentalità simile a quella americana).
Le differenze culturali sono troppo accentuate e la cultura aziendale di Wal-Mart non si concilia con quella europea, impedendo di fatto lo sviluppo di un business nel vecchio mondo.

Ma non finisce qui.

Parlando dell'Italia, per esempio, vediamo che non "cozza" solo la cultura aziendale dell'impresa con lo stile di vita italiano, ma esistono problematiche di difficile risoluzione per le abitudini con Wal-Mart sviluppa la propria strategia d'impresa.
Per conquistare del mercato, un'azienda della GDO agirebbe in questo modo: apertura del Punto Di Vendita (PDV), promozione pubblicitaria martellante, sottocosto duraturo per 1-2 anni.
Nel breve periodo non si hanno ricavi o possono addirittura risultare delle perdite, ma la Quota di Mercato (QdM) aumenta fino a far diventare il PDV della GDO un monopolista (o semimonopolista) locale.
A quel punto rialza il prezzo e si recuperano le perdite con i profitti futuri garantiti dall'assenza di concorrenza.

wal_martIn Italia esiste una legge sul sottocosto, promulgata all'inizio degli anni '90 ('92 se non erro) in cui si stabiliscono regole per l'uso di questo strumento di business.
Ad esempio non si possono fare più di 3 sottocosto all'anno, di durata massima di 10 giorni caduno, a non meno di 20 giorni di distanza l'uno dall'altro, su non più di 50 referenze/codici di prodotto (ovverosia i prodotti in vendita).
Questo provvedimento impedisce a Wal-Mart di penetrare il mercato italiano (che inoltre è saturo e di difficile crescita) con il suo classico modello di business, che si basa sul proporre il prezzo più basso, escluse promozioni e svendite, durante tutto l'arco dell'anno.
Pensando alla descrizione della legge poco sopra, possiamo ben capire come mai Wal-Mart non rappresenti una "forte" minaccia alla GDO europea (escludo sempre l'U.K. in cui WM è presente con circa 350 PDV).

La mobilità in Italia è generata dalle promozioni e i sottocosto.
Diciamo che la promozione in generale è usata per generare traffico verso il proprio PDV e per cercare il cliente duraturo.
Questa "specie" di clientela (di tipo duraturo) è quella che i direttori di Marketing ricercano per la propria azienda: il cliente fedele. Ed è un animale molto diffuso in USA.

In Italia però c'è un diffuso fenomeno i cui attori sono chiamati Cherry Pickers:

Quella dei 'cherry pickers' che combattono la loro personalissima battaglia contro il carovita, è una categoria che gli uomini del marketing della grande distribuzione amabilmente detestano. Perché ipermercati e discount, supermercati e mini market, stanno spendendo come non mai in attività promozionali, pensate per conquistare il compratore in modo duraturo. I cani da tartufo del prezzo stracciato, infedeli all'ennesima potenza, sono una mina vagante.
Via | isinsardegna.it

E' difficile mantenere una clientela molto fedele, che non reagisca a promozioni ed offerte in un paese come il nostro, dove queste sono all'ordine del giorno.

L'italiano, insomma, è uno che al prezzo (battuta: quando non compra vestiti o scarpe), ci guarda.

Qual'è la vostra impressione?
Altra domanda: pensate che la componente qualitativa del servizio sia ancora fondamentale per quel che riguarda alcuni ambiti della GDO? (e.g. l'elettronica di consumo)
E infine: Wal-Mart può cambiare la nostra cultura con le sue (pressochè) immani risorse economiche?
 
Tiziano

martedì 13 novembre 2007

I segnali deboli

Un mio professore di Marketing (Prof. Daniele Fornari) spesso sottolinea l'importanza per un economista di possedere una capacità che giudica cruciale nel mondo di oggi.

Questa capacità è il saper capire i "segnali deboli" ed è su di essi che vorrei ragionare insieme al mio socio.

Quali sono i segnali che vedi in questo momento?
Cosa ne pensi dell'aumento generale dei prezzi delle materie prime, e soprattutto del petrolio?
E questo "supereuro" che corre nei confronti del dollaro?

Ci vorrà del tempo perchè il cambiamento delle condizioni attuali produca delle conseguenze, perchè l'effetto sulla materia prima si trasferisce tramite la filiera in modo non immediato.

Verranno toccati ed influenzati diversi interessi, e penso che quello che succederà sarà molto interessante.

Nuove materie prime per rimpiazzare quelle che hanno un costo insostenibile, nuovi prodotti innovativi e ottimizzati generati con l'uso di questi nuovi materiali, fonti di energia alternativa a quella basata sui combustibili fossili (in primis eolico e fotovoltaico), ecc.
Solo fantaeconomia?

Per quel che invece riguarda l'euro vorrei porre un piccolo interrogativo: sta diventando una moneta forte di per se o si sta apprezzando solo nei confronti del dollaro?
Di seguito ho raccolto 4 grafici che segnano l'andamento dell'euro nei confronti delle principali valute mondiali (fonte: ADB). Sterlina, dollaro e Yen per le principali economie di riferimento, Franco Svizzero per la "moneta rifugio". Manca la valuta cinese, che per ora non inserisco.

Euro Vs Dollaro USA
clicca per ingrandire

Grafici


Nell'ultimo anno l'euro ha avuto un andamento decisamente positivo verso il dollaro, un pò meno positivo nei confronti di Yen e Franco Svizzero, e sostanziamente stabile ma positivo (specialmente nell'ultimo periodo) verso la Sterlina.
Credo che l'euro stia costruendo le basi per diventare la nuova moneta di riferimento per gli scambi nell'economia mondiale.
Al contrario degli USA infatti, l'EU è molto più severa per quel che riguarda la gestione del debito pubblico, ed in particolare ha un'esposizione infinitamente minore.
Ne risulta, per questo ed altri fattori, una moneta più stabile, sicura ed affidabile.
C'è chi sostiene che la svalutazione del dollaro sia una cosa voluta per riuscire a contrastare l'economia cinese, proteggendo il sistema interno in USA e conquistando il mercato in Cina.

Voi che ne pensate?

Tiziano

giovedì 8 novembre 2007

"Un'Equità Sociale corretta, grazie"

Buonasera!

Sì, quanto sviluppato dal collega nell'analisi precedente è abbastanza condivisibile.
Approvo che lo Stato debba impegnarsi per fornire servizi di base alla popolazione, come per esempio la Sanità.
Sono meno d'accordo invece se si comincia a parlare di equità sociale, a meno che non si stabiliscano precisi limiti, ovvero: fino a che punto vogliamo (artificialmente) colmare un'inevitabile differenza di status tra diverse "classi" o "scaglioni"?

Limiti troppo elevati significano cercare di azzerare ogni scalino, con risultati poco piacevoli quali quelli riscontrati aldilà della Cortina.
Interventi scarsi o nulli equivalgono, d'altraparte, ad una società egoista, chiusa, instabile e piuttosto menefreghista.
Anche in questo campo, dunque, direi di adottare una buona via di mezzo: giusto quindi garantire servizi di base gratuiti e redistribuire parte del reddito, ma no a forme di egualitarismo. Prediligo una società libertaria, dove tutti abbiano la possibilità di dimostrare le proprie capacità e talenti, i migliori riescano ad emergere, senza un livellamento verso il basso, e in cui per tutti vigano le stesse regole di partenza. Di pari passo, è necessario garantire "reti di salvataggio" ed un equilibrato ed "ottimo" trasferimento a favore delle categorie più in difficoltà, specie tenuto conto del fatto, già sottolineato da Tiziano, che convogliare d'imperio risorse (attraverso imposte e successive erogazioni) può avere effetti positivi superiori a quelli negativi delle perdite secche.
Un rapido esempio vale la spiegazione:

supponiamo di privare un soggetto benestante di 10 € e fornirli ad un incapiente. L'utilità marginale della somma sarà molto superiore per quest'ultimo che per il primo. La perdita secca derivante dall'imposizione, pur presente, non inficierà il risultato.
Purtroppo, questo non è esplicabile con cifre e conti: dal punto di vista economico, c'è una perdita, non si discute. Da quello sociale probabilmente no, anzi.
Giusto bilanciare i due aspetti, dunque, non dimenticando che "punto di vista sociale" può spesso tradursi in semplice buonsenso, valutando l'utilità in senso lato (o come preferisco io, il "potenziale creativo di felicità") di ogni azione.

Ciaociao!

Henry

martedì 6 novembre 2007

Ciao Enzo


Oggi se ne è andato un altro gigante del giornalismo italiano e una grande persona.

Niente parole di commiato, un pensiero sincero è molto più importante.

Ciao Enzo.

sabato 3 novembre 2007

Una volta tagliata la torta... Come redistribuirla in modo che nessuno rimanga a digiuno?

Il mio compare non ha tutti i torti quando dice che diminuire la tassazione comporterebbe benefici più che proporzionali.
Ridurre la tassazione, però, presuppone la riduzione della spesa pubblica (o un aumento del debito, già escluso). E qui sta il cocente dilemma a cui mi riferivo nel mio precedente post.

Certo, operare una riduzione della tassazione causerebbe una diminuzione della perdita secca, generando effetti positivi.
Lo Stato però deve bilanciare gli effetti di una minore tassazione con lo scopo di equità sociale che deve accompagnare il suo operato.
Si badi bene che quando intendo equità sociale non mi riferisco in alcun modo al comunismo inteso nel più cieco dei suoi significati.
Per Equità Sociale intendo l'atto di assicurare i servizi di base a tutta la popolazione, indipendentemente dalla loro condizione economica individuale.
L'equità è uno status che in un paese sviluppato deve essere obbligatoriamente a fornito ai propri cittadini. Un esempio molto chiaro di equità sociale è la Sanità Pubblica.

In Europa è lo Stato a provvedere alla funzione della sanità, assicurando a tutti i cittadini la possibilità di ricevere cure senza dover pagare la prestazione ricevuta (mi riferisco soprattutto ad operazioni ed interventi che non si considerano "banali").

Nell'ultimo film di Michael Moore, Sicko, emerge chiaramente la differenza tra gli USA e l'Europa (o Canada, o Cuba, o altri paesi non sviluppati dove la Sanità è pubblica), in cui ci sono persone che pur di non andare in ospedale si medicano da sole (nel caso di ferite lievi) o che per pagarsi operazioni che danno la speranza di sopravvivere sono costrette ad indebitarsi e vendere i propri averi, casa compresa, trasferendosi nella casa dei figli.
Sono convinto che alcuni aspetti delle storie possano essere stati un pò esasperati, ma conosco persone che vivono (o hanno vissuto) in US e vi posso assicurare che è così.


Riprendendo il filo del discorso, a volte la perdita secca ha un effetto negativo minore rispetto all'effetto positivo creato dalla redistribuzione della ricchezza.

Credo che non si possa discutere sulla necessità di redistribuire il reddito.
Gli interrogativi che voglio ancora porre, anche per sentire le idee dei (pochi) visitatori che ci leggono, sono:

  • - quanto e a chi prelevare?
  • - a chi e come distribuire?
  • - Come calcolare e confrontare gli effetti negativi della perdita secca e quelli positivi della redistribuzione?

Mi sento ancora di aggiungere brevemente qualche parola.

In questi giorni ho sentito un esponente della Lega Nord (ed oggi l'On. Berlusconi) sostenere che le tasse sono il "prezzo" che il cittadino paga per ricevere in cambio dei servizi.
Questo ragionamento ha sicuramente una verità di fondo, ma non la vedrei in un senso così rigido.
Io credo che le tasse siano un mezzo per assicurare l'equità sociale, che va accompagnato ad una politica VERA ed al servizio del cittadino e non fine a se stessa.

Ha ragione il Min. Padoa Schioppa quando dice che le tasse sono bellissime. E sono anche giuste.


La Tassazione però è uno strumento di politica economica, e come tale non funziona se non vi è qualcuno che lo utilizza.
La responsabilità dell'uso che viene fatto di questo strumento ricade sul proprietario della mano che decide come utilizzarlo.

Sono sicuro che se la macchina statale funzionasse in modo efficiente (e sottolineo, efficiente!) vi sarebbero molti meno cittadini intenti a lamentarsi, per duplice motivo:

  • - Le tasse sarebbero minori;
  • - La qualità del servizio percepito sarebbe drasticamente maggiore;

Chissà cosa ne pensa l'amico che insieme a me siede su questa poltrona, e a quale in questo momento lascio il posto per commentare o rispondere con un altro post.

Tiziano