venerdì 7 dicembre 2007

Mutui: come sta il vecchio mondo?

Guardate questa tabella:

tipi di mutui UE
Fonte: FRIM di PR

Sto osservando come l'Italia sia al quart'ultimo posto come numero di mutui a tasso fisso in Europa. In compagnia abbiamo Grecia, Spagna e Portogallo.
Prima riflessione: sono tutti paesi del sud europa. Può esserci qualche correlazione in questo dato?

Riflettendo sulla tipologia del tasso di interesse nei mutui concessi, mi chiedo come mai l'Italia (parlo solo di questa oggi) abbia un così forte pronunciamento verso il tasso variabile. 

Per rispondere a questa domanda penso sia doveroso chiedersi quale è il ruolo della banca nel sistema sociale.
E' innegabile che essa svolga una funzione di primaria importanza.
Pensiamo, ad esempio, all'atto di acquisto della prima casa: la banca è un passo fondamentale che viene sempre percorso per poter comprare la propria abitazione.
Difficilmente non ci si rivolge alla banca quando si compie un'operazione di questo tipo.

Il significato sociale della banca si potrebbe esprimere nel compito di consigliare e accompagnare ed aiutare il cliente nelle sue decisioni di vita, sia per quel che riguarda l'amministrazione del proprio patrimonio, sia per quel che riguarda la concessione di prestiti per acquistare beni.

Proprio per questo ruolo sociale di così grande importanza, il sistema si svilisce quando scandali come Parmalat, Cirio (per citare casi italiani) e il problema dei mutui subprime sottolineano la presenza di storture nel sistema.

Per quel che riguarda i mutui viene spontaneo domandare come mai durante gli anni in cui i tassi erano ai minimi storici (2%) venivano concessi mutui a tasso variabile. Per esperienza personale, so che in alcuni luoghi la stragrande maggioranza dei mutui concessi nel 2005-2006 è stato a tasso variabile, e questi venivano consigliati a.

Con un tasso fisso così basso sarebbe stato più prudente consigliare mutui a tasso fisso; un pò più cari forse, ma con la sicurezza di avere una rata fissa qualunque siano in futuro le condizioni di mercato.
Qualcuno controbatterà: "Ma le banche fanno i mutui a tasso variabile con i CAP"; bene, cosa è il CAP?

CAP = Capped Rate
È un prodotto venduto in caso di mutuo tasso variabile con il quale si delimita un tasso massimo oltre il quale il cliente non corrisponde interessi alla banca. Per il cliente un modo di tutelarsi nel caso di innalzamento dei tassi; stabilito per esempio un tasso massimo del 7%, se i tassi dovessero salire oltre questa soglia, il cliente riconoscerà alla banca interessi sino al massimo concordato (appunto il 7%).
Fonte

Problema: la soglia del CAP. Se è troppo alta, questa non servirà a proteggere il cliente dal rialzo dei tassi (che al livello del 2% poteva essere abbastanza prevedibile dagli analisti finanziari più inesperti). Se troppo bassa, diventa controproducente (giustamente) per la banca.

L'immagine del sistema bancario, è inutile girarci attorno, è svilita, dannosa e in pessima considerazione.

Chi può dire di avere piena fiducia nel sistema bancario?

Nel sistema italiano è molto più importante il rapporto instaurato con le persone che si trovano all'interno della filiale che la fiducia nel brand e nella istituzione bancaria.
Da qualche tempo si sta tentando di "arginare" questo fenomeno, che è giudicato dannoso per l'azienda, fancedo girare i dipendenti a velocità che lasciano disorientati i clienti. Questa è una cosa voluta: se il dipendente passa ad un altro istituto di credito (e capita più di frequente di quanto non si creda) si porta con se il cliente fedele e tutto il suo patrimonio.
Il che è un problema relativo se il cliente ha qualche migliaio di euro, ma è ben peggiore se aggiungiamo qualche zero.

Penso che l'ABI dovrebbe occuparsi maggiormente della trasparenza, dell'onestà e dell'integrità dell'operato dei propri associati, stimolando una sana concorrenza e punendo duramente le banche che trasgrediscono a queste linee guida.

I rami secchi vanno potati subito (o quantomeno, fatti rifiorire).

Tiziano

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il rapporto tra Banca e cliente ( e non solo) è un tipico caso di ''assimetria informativa''.La banca possiede informazioni che il cliente non ha e utilizza il blocco delle informazioni per comportamenti opportunistici.Ha potere informativo e lo utlizza a proprio vantaggio (Crack Parmalat tanto per fare un esempio).Dato il ruolo nella banca nel sistema sociale, il problema della ''adverse selection'' (per maggiori info. consultate appunti di economia dell'informazione e di Scienze delle Finanze) diventa enorme.La trasparenza gioca un ruolo fondamentale, ma ritengo improbabile che L'ABI, che rappresenta tutte Le Banche Italiane attui una politica di concorrenza, anzi ritengo che le associazioni che rappresentino una intera categoria sia più propensa a comportamenti oligipolistici.

Anonimo ha detto...

Inoltre come può il sistema bancario essere basato su principi di onestà ed integrità quando l'ex Presidente Della Banca D'Italia faceva parte dei ''furbetti di quartiere'' e quando uno come Cesare Geronzi,che diversi processi a carico (tra cui i crack di Parmalat e Cirio) ed è stato condannato a un anno e 8 mesi per il Crack Di Italcase presidente del CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA DI MEDIOBANCA,uno dei più grandi gruppi Bancari Italiani???
Altro che rami secchi, qui si deve tagliare Tutto!